STORIA DELLA LINGUA ITALIANA

Dal latino alle lingue romanze

L’INDOEUROPEO

Gli studiosi hanno osservato alcune lingue dell’Europa e dell’Asia rilevando la presenza di corrispondenze fonologiche, grammaticali e lessicali: per queste caratteristiche comuni le hanno definite lingue “indoeuropee”. L’indoeuropeo è una fase linguistica antica di cui non abbiamo documenti, ma di cui si congettura l’esistenza per spiegare appunto i tratti comuni tra varie lingue dell’Europa e dell’Asia.

La parola Indoeuropeo richiama all’India e all’Europa: in effetti Indoeuropee sono le popolazioni che nel V millennio a.C sono stanziate in un ampio territorio compreso tra l’Europa centrorientale, il Caucaso, le steppe attorno al Caspio e al mare d’Aral. Nel corso del tempo queste popolazioni si allontanano dalle sedi originarie e si suddividono in etnie sempre più differenziate.

Risultati immagini per popoli indoeuropei
Schema sommario del processo di indoeuropeizzazione dell’Eurasia tra V e I millennio a.C.,
Dbachmann (talk · contribs) [CC BY-SA 3.0 (http://creativecommons.org/licenses/by-sa/3.0/)%5D

LINGUE EUROPEE:

  • Lingue celtiche: gallico (scomparso), irlandese, bretone, gallese;
  • Latino;
  • Lingue italiche: venetico, osco, umbro (scomparse);
  • Lingue germaniche: inglese, tedesco, olandese, danese, svedese, norvegese; gotico (scomparso);
  • Greco;
  • Albanese;
  • Lingue baltiche: antico prussiano (scomparso), lituano, lèttone;
  • Lingue slave: sloveno, ceco, polacco, russo;

LINGUE DELL’ASIA MINORE:

  • Armeno;
  • Frigio (scomparso);
  • Lingue anatoliche es. ittito e lidio (scomparse);

LINGUE DELL’ASIA CENTRALE:

  • Indoiraniche es. indiano, iranico.
  • Tocario, scomparso.

IL LATINO CLASSICO E IL LATINO VOLGARE

Già dal II millennio a.C sappiamo che una popolazione indoeuropea si è stanziata in Italia sui monti Albani, nella zona tra il fiume Tevere e il mar Tirreno: a quest’area si dà il nome di Latium e Latini sono coloro che la abitano.

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Mappa del Lazio, II-I millennio a.C
Di Cassius Ahenobarbus – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=26875434

La tradizione e gli studi archeologici attestano la fondazione di Roma intorno all’VIII secolo a.C. Il latino si diffonde da questa zona circoscritta del Lazio a molti altri territori, di pari passo con le conquiste dei Romani. Il latino diventa lingua letteraria probabilmente intorno al III secolo a.C e raggiunge la sua massima diffusione durante l’età imperiale. Con il declino dell’impero anche la lingua latina si trasforma e da questa evoluzione e differenziazione nascono le lingue neo-latine o romanze (600/800 d.C). Il latino a questo punto continua ad essere usato come lingua di cultura, per lo più scritta.

CRONOLOGIA DEL LATINO

Il latino che oggi si studia a scuola è il latino classico, ma le lingue romanze non sono nate dal latino classico, bensì da quello volgare, o meglio dal latino parlato. Il latino parlato da tutti è una lingua che tende a mutare, a trasformarsi; e quindi tra latino classico e latino volgare sussistono alcune differenze che riguardano la fonologia (i suoni), la morfologia (la forma delle parole), la sintassi (le strutture della frase) e il lessico. Ma il latino classico e quello volgare sono comunque la medesima lingua, con delle differenze.

LE LINGUE ROMANZE

Il latino nel corso del tempo e con il procedere delle conquiste di nuovi territori come si è detto si trasforma, e muta in base a fattori diversi:

  • ad esempio il latino di partenza dei conquistatori era diverso in base alla regione d’Italia da cui provenivano;
  • la lingua variava anche in base al momento della conquista, all’epoca in cui essa avveniva;
  • il contatto con le lingue dei popoli sottomessi era causa di nuove trasformazioni all’interno del latino (la lingua dei vinti poteva influenzare la pronuncia, il vocabolario ecc.).

Più tardi anche la diffusione del Cristianesimo e le invasioni barbariche hanno influenzato molto l’evoluzione del latino volgare. In particolare, in seguito alle invasioni, da alcune zone dell’impero romano il latino scomparve (dall’Africa, dall’Inghilterra, dall’Europa centrale al di là delle Alpi, da gran parte dei Balcani), mentre in altre regioni si differenzia in una grande varietà di parlate che si possono raggruppare in 11 rami principali.

Le lingue neolatine avranno dei tratti conservativi rispetto al latino, e dei tratti innovativi. La lingua più conservativa è il rumeno, quella più innovativa è il francese.

Facciamo alcuni esempi: rispetto al latino il rumeno mantiene alcuni casi scomparsi nelle altre lingue romanze (ad esempio il genitivo, dativo, vocativo) e conserva il neutro come categoria grammaticale. Il francese invece ha dei tratti innovativi rispetto al latino, come ad esempio l’uso obbligatorio del pronome personale con il verbo, un ordine dei componenti della frase più rigido (soggetto+verbo+oggetto), l’eliminazione del passato remoto.

In generale le lingue romanze più orientali sono più conservative, mentre quelle occidentali sono innovative. L’italiano è in una posizione intermedia, di equilibrio.

Bibliografia:

M. Dardano, Manualetto di linguistica italiana, Zanichelli, 2005.

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