Per gli amanti del romanzo storico che però non vogliono rinunciare ad elementi quali l’ironia, la semplicità e la piacevolezza di una lettura estiva, suggerisco La lunga notte di Exilles, dell’autrice e studiosa di letteratura tedesca medievale Laura Mancinelli.
La vicenda si compone di 31 capitoli molto brevi, ciascuno completo di un titolo esplicativo, e si ambienta nel Settecento in una piccola città dell’alta val di Susa. Come la scrittrice specifica nella premessa, la cittadina apparteneva all’epoca ai francesi, ma sarebbe stata in seguito conquistata dai Savoia e annessa al Piemonte.
La storia è incentrata sulle vicende di un parroco, don Giasset, e della sua amante, la vedova Ballon: non era infatti infrequente che un sacerdote avesse delle relazioni con donne; ovviamente la cosa era sospettata da molti, ma il prete stava piuttosto attento a non far accorgere nessuno dei suoi incontri serali con madame Ballon.
Un giorno un uomo di Giaglione richiede a don Giasset la traduzione dal latino di un mystère, ovvero di una Sacra Rappresentazione, sorta di spettacolo teatrale con attori, suonatori, giullari che poi diviene anche una festa dove gli avventori mangiano, bevono e ballano. La vedova propone all’amante di mettere in scena una Sacra Rappresentazione in onore di San Rocco proprio ad Exilles, e, sebbene all’inizio il parroco sia contrariato per via dei possibili aspetti osceni e blasfemi di queste rappresentazioni, alla fine si lascia convincere. Sarà poi madame Ballon a cercare strategie per ottenere i fondi necessari allo spettacolo.

Un giorno madame Ballon, presso la locanda di madame Léontine, incontra due ufficiali dell’esercito, con il più giovane dei quali intreccia una liason. Deve ovviamente nasconderla al primo amante, che tuttavia già inizia a sospettare dal momento che a cena dalla donna sente uno strano odore di mandorle: si trattava del buon profumo dell’ufficiale. La signora Ballon tenta di nascondere con fiori molto profumati questo odore forte, benché ormai il sospetto si sia insinuato nel sacerdote. Tuttavia ben presto l’idillio amoroso con il soldato termina a causa della partenza di quest’ultimo, avvenuta con gran dolore della vedova.
La storia si sofferma inoltre sulle vicende di altri concittadini dei due protagonisti, che appaiono come comparse formando una sorta di dimensione “corale” di verghiana memoria. Alcuni giovani ad esempio intendono deridere don Giasset con un pupazzo di neve che lo rappresentasse in modo osceno e comico: accortosene, il parroco modifica la “statua”, la quale alla fine verrà interpretata come una sorta di miracolo di S. Pietro in quanto intorno ad essa non era visibile impronta umana. Questo perché la superficie nevosa si era ghiacciata, cancellando le impronte di tutti i costruttori del pupazzo.
Madama Ballon riceve in sogno una visione di San Rocco che lamenta il fatto di non aver ricevuto ad Exilles alcuna Sacra rappresentazione in suo onore. Don Giasset userà questo sogno per spronare i notabili del paese a finanziare finalmente l’evento.
Durante la notte della rappresentazione, corredata da un succulento e godereccio banchetto, i Savoia si impadroniscono del forte di Exilles, approfittando dell’assenza dei soldati francesi. Questa ragione porta don Giasset a una maggiore prudenza nell’incontrare madame Ballon, nel timore di qualche provvedimento da parte dei bigotti Savoia.

Salvato da Marco Maccatrozzo
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Così il nome del luogo cambiò: non era più “Delfinato”, ma “alta val di Susa”. Per il resto rimase tutto uguale, anche la lingua.
Il romanzo è piacevole e ci presenta un bell’affresco di una comunità e dei suoi piccoli e grandi segreti: per via di questa coralità, i personaggi sono più tipi che individui. Le deliziose descrizioni di paesaggi, oggetti e pietanze, pur nella loro essenzialità, contribuiscono a creare una atmosfera ben caratterizzata e realistica.