STORIA MEDIEVALE

Quando le ambulanze erano ceste: la Misericordia di Firenze

L’Arciconfraternita della Misericordia è un ente morale, fondato a Firenze nel 1244 con scopi di religione e di assistenza.

La fondazione è collegata alla predicazione del frate domenicano Pietro da Verona, che giunse a Firenze per combattere l’eresia patarina: in questo contesto nacquero varie iniziative dedicate al culto della Vergine Maria, tra cui appunto la Confraternita di Santa Maria della Misericordia.

Riconosciuta pubblicamente dal Comune nel 1329, dopo la peste del 1348 la Misericordia ingrandisce la propria sede dotandola di un oratorio e di una loggia affrescata (la Loggia di piazza S. Giovanni). 

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La Loggia del Bigallo

Dopo la fusione, avvenuta nel 1425, con la Compagnia del Bigallo, e dopo aver cambiato varie sedi, la Misericordia ottiene, grazie all’intercessione del granduca Francesco I de’ Medici, alcuni locali di un grande palazzo posto di fronte al campanile di Giotto: questa è ancora oggi la sede della Confraternita.

Come si legge sullo Statuto, la Misericordia nasce con i seguenti principali obiettivi:

  • prendere i malati, dovunque essi si trovino, e portarli ai pubblici ospedali;
  • grazie alle donazioni, elargire somme di denaro ai malati in situazione di indigenza;
  • soccorrere chi fosse colpito da malore o si infortunasse;
  • aiutare gli infermi nelle proprie abitazioni, cambiando la biancheria se necessario.

Principalmente trasportava malati e seppelliva i defunti, ma nel corso del tempo le sue attività si sono moltiplicate, e i confratelli si sono dedicati anche all’assistenza dei condannati a morte, alla visita dei detenuti, al trasporto dei malati di mente.

Il numero fisso dei confratelli, detti anche “Capi di guardia”, era 72, a ricordo dei discepoli mandati in Giudea dal Salvatore a portare la buona novella, e a preparare la via all’effusione divina della carità. Ad aiutare i confratelli nelle opere di carità cooperavano  molti “Aggregati” e “Ascritti”. Requisiti imprescindibili per “aggregarsi” alla confraternita erano: il compimento dei 16 anni di età, il non avere subito procedimenti penali, l’avere un comportamento onesto e decoroso e infine il professare la fede cattolica.

La struttura della Confraternita era decisamente democratica; si tenevano delle riunioni per decidere come impiegare i fondi derivanti da donazioni nell’aula appositamente predisposta. I confratelli votavano le varie proposte, ad esempio quelle legate ad acquisti, usando delle palline: nera in caso di risposta affermativa, bianca in caso di risposta negativa.

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La Sala del Consiglio. Firenze, Sede della Misericordia.
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Benefattori dell’Arciconfraternita. Firenze, Museo della Misericordia.

Ancora oggi la Misericordia svolge un fondamentale servizio di ambulanza; colui che riceve le richieste di aiuto viene chiamato “servitore”, a sottolineare l’umiltà di chi si pone a rendere un servizio benefico per la collettività.

La primissima ambulanza era la zana, una sorta di grande cesta imbottita di paglia, portata in spalla da una persona: sicuramente era un sistema assai scomodo, considerato il peso di una persona.

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La prima forma di ambulanza. Firenze, Museo della Misericordia.

In seguito ci si attrezzò diversamente, e i volontari iniziarono a portare i malati sui cataletti, piccole lettighe coperte di paglia (che poi veniva eventualmente bruciata, per evitare il contagio). Possiamo vedere due tipi di lettiga nelle foto sottostanti:

 

In passato (fino ai primi decenni del Novecento) i volontari andavano per le strade con un lungo abito, corredato da un cappuccio, funzionale sia a proteggerli dal contagio, ma soprattutto a garantirne l’anonimato: chi faceva la carità infatti, doveva tenerlo per sé, evitando di rendersi noto agli altri. Il cappuccio era detto “buffa”.

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Tuniche degli aggregati. Firenze, Museo della Misericordia.

Naturalmente il lavoro dei confratelli era molto prezioso soprattutto durante il periodo della peste. Di questa però si sapeva molto poco, come dimostra il Manuale sulla peste  conservato presso l’Archivio della Misericordia: si evince che avevano capito di dover cambiare spesso l’aria, e che credevano di poter combattere il morbo con un intruglio a base di scorpioni.

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Registro degli ammorbati soccorsi durante la peste del 1630. Firenze, Sede della Misericordia.

Sono stati rinvenuti i registri dove venivano conservati i disegni di alcune chiavi utili ai confratelli: in tal modo, in caso di smarrimento della chiave, era possibile recarsi da un fabbro per farne una riproduzione.

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Registro delle Chiavi. Firenze, Museo della Misericordia

I documenti conservati presso l’archivio della Misericordia sono molto interessanti perché consentono di ricostruire le entrate e le uscite della confraternita, con il dettaglio di quanto veniva acquistato; rappresentano quindi un utile strumento per descrivere la vita materiale del tempo.

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Registro delle Entrate e uscite della Misericordia.

Fondamentale era per i confratelli agire in nome delle Sette opere della Misericordia, richieste da Gesù nel Vangelo per ottenere il perdono dei peccati ed entrare nel Regno dei Cieli. Le opere della misericordia corporale sono:

  1. Dar da mangiare agli affamati.
  2. Dar da bere agli assetati.
  3. Vestire gli ignudi.
  4. Alloggiare i pellegrini.
  5. Visitare gli infermi.
  6. Visitare i carcerati.
  7. Seppellire i morti.
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Bernardo Daddi, Madonna della Misericordia, 1342, Firenze, Museo della Misericordia.
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S. Sebastiano, patrono della Misericordia.

Visitando il museo della Misericordia in piazza Duomo a Firenze è possibile scoprire e apprezzare la storia di questa istituzione, vedere documenti antichi conservati presso l’archivio, e godere di bellissimi affreschi risalenti a vari periodi storici.