LETTERATURA LATINA

Le conquiste di Cesare in Gallia – il territorio dei Galli secondo il “De bello gallico”

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Osserviamo sulla carta precedente le seguenti parole:

BRITANNIA, GALLIA CISALPINA, BELGICA, CELTICA, NARBONENSIS, GERMANIA, AQUITANIA

LA CAMPAGNA DI CESARE IN GALLIA

Nel 60 a.C Cesare strinse un accordo con Pompeo e Crasso, detto primo triumvirato.

Dal 59 a.C Cesare ricoprì il consolato e per i 5 anni successivi ottenne il governo della Gallia, dove avrebbe potuto distinguersi militarmente grazie alla conquista di nuovi territori.

Nel 58 le province romane erano solo due, la Gallia Narbonese (o Gallia Togata, dal nome della toga romana, corrispondente all’attuale Provenza) e la Gallia Cisalpina o Citeriore (Italia del nord). La parte non romana era la cosiddetta Gallia Comata.

Tra il 58 e il 57 a.C, Cesare sottomise i Galli e buona parte del loro territorio; nel 52 a.C assoggettò completamente la Gallia. Successivamente dalla Gallia Comata, Augusto creò tre nuove province, la Gallia Lugdunensis, la Gallia Belgica e l’Aquitania.

Principali battaglie:

  • 58 a.C guerra contro gli Elvezi
  • 58 a.C guerra contro Ariovisto e i Germani
  • 57 a.C guerra contro i Belgi
  • 56 a.C guerra contro i Galli veneti e aquitani
  • 55-4 a.C guerra contro Britanni e Germani
  • Guerra contro il capo degli Arverni Vercingetorìge e presa di Alesia

Cesare racconta le sue imprese in un’opera detta Commentarii de bello gallico , divisa in sette libri. Per rendere il racconto più oggettivo e attendibile usa la terza persona.

Nell’incipit della sua opera, Cesare descrive il territorio gallico.

ECCO LA GALLIA! (Cesare, De bello gallico, Libro I)

Gallia est omnis divisa in partes tres, quarum unam incolunt Belgae, aliam Aquitani, tertiam qui ipsorum lingua Celtae, nostra Galli appellantur. Hi omnes lingua, institutis, legibus inter se differunt. Gallos ab Aquitanis Garumna flumen, a Belgis Matrona et Sequana dividit. Horum omnium fortissimi (=i più impavidi) sunt Belgae, propterea quod a cultu atque humanitate provinciae longissime absunt, minimeque ad eos mercatores saepecommeant atque ea quae ad effeminandos animos pertinent important, proximique sunt Germanis, qui trans Rhenum incolunt, quibuscum continenter bellum gerunt. Qua de causa Helvetii quoque reliquos Gallos virtute praecedunt, quod fere cotidianis proeliis cum Germanis contendunt, cum aut suis finibus eos prohibent aut ipsi in eorum finibus bellum gerunt. Eorum una pars, quam Gallos obtinere dictum est, initium capit a flumine Rhodano, continetur Garumna flumine, Oceano, finibus Belgarum, attingit etiam ab Sequanis et Helvetiis flumen Rhenum, vergit ad septentriones. Belgae ab extremis Galliae finibus oriuntur, pertinent ad inferiorem partem fluminis Rheni, spectant in septentrionem et orientem solem. Aquitania a Garumna flumine ad Pyrenaeos montes et eam partem Oceani quae est ad Hispaniam pertinet; spectat inter occasum solis et septentriones.

Traduzione

La Gallia intera è divisa in tre parti, delle quali una è abitata dai Belgi, un’altra dagli Aquitani,  la terza da quelli che si chiamano Celti nella loro lingua, Galli nella nostra. Tutti questi sono diversi tra loro per lingua, istituzioni e leggi. Il fiume Garonna divide i Galli dagli Aquitani, la Marna e la Senna li separano dai Belgi. I più impavidi sono i Belgi, perché sono lontanissimi dal modo di vivere e dalla civiltà della provincia e i mercanti molto raramente si recano presso di loro e introducono quelle cose che mirano a rammollire gli animi e sono vicinissimi ai Germani, che abitano oltre il Reno, contro i quali combattono ininterrottamente. Per questo motivo gli Elvezi superano in valore anche gli altri Galli, poiché combattono battaglie quasi quotidiane contro i Germani, quando o li interdicono dai propri territori o loro stessi portano guerra nei loro. Una parte di quelli, che è stato detto appartiene ai Galli, inizia dal fiume Rodano, è cinta dal fiume Garonna, dall’Oceano, dai territori dei Belgi, tocca anche il fiume Reno dalla parte dei Sequani e degli Elvezi, è rivolta verso nord. La regione dei Belgi inizia dagli estremi territori, confina con la parte inferiore del fiume Reno, si estende al nord e verso il sole che sorge. L’Aquitania si estende dal fiume Garonna ai monti Pirenei e a quella parte dell’Oceano che volge alla Spagna; va da occidente a settentrione.

Di Cristiano64 – Opera propria, CC BY-SA 3.0, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=28086024

Analisi lessicale:

Continetur: dal verbo della seconda coniugazione contĭnĕo , contĭnes, continui, contentum, contĭnēre, probabilmente composto di cum+teneo. Significato: “Tenere unito”, “tenere insieme”, “racchiudere”, “circondare”, “cingere”. Dal participio di questo verbo proviene l’ italiano “continente”:

continènte1 (ant. contenènte) agg. [dal lat. contĭnens -entis, part. pres. di continere «contenere», e, nel sign. 1, di contineri «contenersi»]. – 1. Che si contiene, si modera nella soddisfazione dei bisogni materiali e dei piaceri: è molto c. nel mangiare, nel bere, ecc.

continènte2 s. m. [dal lat. contĭnensentis (terra), part. pres. Di continere «contenere, congiungere», propr. «terra continua, non interrotta dal mare»]; 1. Ciascuno dei quattro vasti complessi di terre emerse, isolate da oceani. [Treccani]

Attingit: dal verbo della terza coniugazione attingo, attingis, attigi, attactum, attingĕre. Significato: “toccare”, in senso figurato “raggiungere”,
“confinare”.

Da questo verbo deriva l’italiano “attingere”:

attìngere (ant. e pop. tosc. attìgnere) v. tr. [lat. attĭngĕre, comp. Di ad– e tangĕre «toccare»] 1.letter. Toccare, raggiungere: come di Troia Attinsero le rive (V. Monti). Fig., ottenere, conseguire: a. la fama, la gloria; arrivare a comprendere: l’intelletto può a. le relazioni, e non la sostanza delle cose (F. De Sanctis). Con il sign. di raggiungere, arrivare a, si ha talora anche un uso intr.: a. alla fama; a. alla verità. 2. Levare, tirar su acqua da un pozzo, da una fonte e sim., con un secchio o altro recipiente: a. acqua dalla cisterna; era andato al ruscello ad a.acqua. Fig., ricavare, trarre: a. notizie dai giornali; a. esempî da testi antichi; a. nuove espressioni dalla fresca parlata del popolo; a. forza dalle parole di un amico. [Treccani]

Vergit: dal verbo della terza coniugazione transitivo e intransitivo vergo, vergis, vergere. Significato: intransitivo; in senso geografico, “essere rivolto o guardare verso”, “inclinarsi, digradare, declinare, estendersi, abbassarsi”; (intransitivo; del tempo) “essere o avvicinarsi alla fine”, (intransitivo; in senso figurato) “avvicinarsi, tendere, volgersi, essere propenso a, dirigersi”; (transitivo; passivo) “volgersi, dirigersi verso, inclinare”.

Da questo verbo deriva l’italiano convergere:

convèrgere v. intr. e tr. [dal lat. Tardo convergĕre, comp. Di con– e vergĕre «volgersi»–1.intr.a.Tendere, muovendo da punti diversi, verso un unico punto o limite: linee, raggi, strade che convergono. In matematica, con riferimento a serie numeriche, successioni e sim., lo stesso che tendere al limite. b. fig. Tendere insieme, esser rivolto a un medesimo fine:  i nostri sforzi, le nostre aspirazioni convergono. 2. tr., letter. Volgere, dirigere verso un punto o, fig., verso uno scopo:  Conversero la prora al campo argivo (V. Monti); c. gli occhi, la mente, gli sforzi. [Treccani]

Immagine esornativa

LETTERATURA LATINA

Le usanze dei Germani (adattamento da Cesare, “De bello gallico”, VI, 22)

Cesare descrive usi e costumi dei Germani.

Agri culturae non student, et magna pars eorum victus in lacte, caseo, carne consistit. Non habent agri modum certum aut fines proprios, sed principes in annos singulos gentibus cognationibusque hominum agrum adtribuunt numero aptum et, anno post alio, mutare sedem cogunt. Eius rei multae indicantur causae: ne, adsidua consuetudine capti, studium belli agri culturā commutent; ne latos fines parare studeant neve principes ex possessionibus humiles expellant; ne, contra frigora atque aestus, firmas casas aedificent; ne augeatur pecuniae cupiditas et eā causā factiones dissensionesque in civitate erumpant; ut animi aequitate principes contineant plebem, videntem opes suas cum illis aequari. Civitatibus summa laus est habere circum se solitudines: hoc proprium virtutis existimant, non concedĕre aliis ut apud se consistant.

TRADUZIONE

Non si occupano dell’agricoltura, e la gran parte del loro cibo è composto da latte, formaggio e carne. Non hanno una misura fissa di campi o territori propri, ma i nobili ogni anno assegnano alle famiglie e ai parenti di uomini un terreno adatto al numero e, anno dopo anno, costringono a cambiare sede. Sono indicate molte cause di questo fatto: affinché, presi da costante abitudine, non cambino con l’agricoltura l’impegno della guerra; affinché non si impegnino per ottenere territori ampi o i principi non estromettano gli umili dai possedimenti; affinché non costruiscano edifici stabili, contro il freddo e il caldo; affinché non aumenti il desiderio di denaro e per questo motivo esplodano fazioni e discordie in città; affinché i nobili contengano con l’equità d’animo la plebe, che vede pareggiare le proprie ricchezze con le loro. E’ motivo di molta lode per i cittadini avere intorno a sé solitudine: reputano questo proprio del valore, non concedere agli altri di fermarsi presso di loro.

Rappresentazione pittorica di un assalto di popolazioni germaniche all’esercito romano. Di Otto Albert Koch – http://www.lwl.org, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=6381946

COMMENTO

Per come è vista da Cesare, la cultura germanica appare molto differente dalla civiltà romana. Infatti i Germani non praticano l’agricoltura e si nutrono di carni e latte. Non sono sedentari e cambiano sede continuamente, affinché non si rammolliscano e non si leghino troppo alla terra. Infatti edifici stabili abituano a una certa comodità, mentre i Germani devono mantenere una tempra durissima per fronteggiare guerre e asperità del clima.

Inoltre la proprietà privata è rischiosa anche perché potrebbe incentivare alcuni a volerne conquistare sempre di più e i principi a spodestare i più umili. La terra dunque può essere motivo di conflitto, che i capi vogliono evitare.

La solitudine è un valore, sono reputati infatti migliori coloro che hanno la capacità di non far avvicinare nessuno.

Il testo è attraversato da numerose proposizioni finali, affermative e negative, con il verbo al congiuntivo presente.