Imparare a tradurre è principalmente una questione di pratica. Può esserti utile procedere in un modo ben preciso e sempre uguale, per facilitarti e velocizzare il compito. Ecco un metodo che puoi seguire:
- Leggi bene il titolo, l’eventuale riassunto iniziale e il testo per farti un’idea del contenuto.
- Sottolinea i verbi di modo finito (inclusa la perifrastica attiva). Ricorda: 1 verbo = 1 proposizione.
- Cerchia i verbi di modo non finito (participi, infiniti)
- Individua eventuali congiunzioni subordinanti o coordinanti
- Dividi, tramite delle barre verticali, le varie frasi che compongono il periodo. In questo caso, la punteggiatura potrebbe venirvi in soccorso, perchè suggerisce già degli “stacchi” (le virgole segnalano incisi o dividono due frasi, così come le parentesi). Anche le congiunzioni possono facilitarvi il compito. Individua la proposizione principale e isola le altre proposizioni, provando a classificarle in base al modo verbale e alle congiunzioni che le introducono.
- per ciascuna proposizione, poi:
- Collega al verbo un soggetto (caso nominativo) – osserva bene la persona del verbo, se è singolare o plurale (eventualmente osserva il genere, se si tratta di un verbo passivo)
- Se il verbo è transitivo, cerca un complemento oggetto (caso accusativo)
- Individua gli altri complementi (possono essere introdotti da preposizioni)
- Collega eventuali aggettivi (accordo: caso-genere-numero) e apposizioni (accordo: caso) al nome a cui si riferiscono
- Collega i participi all’eventuale sostantivo a cui si riferiscono (non sempre è espresso), facendo ipotesi sulla loro possibile funzione. Isola gli ablativi assoluti.

- Solo dopo aver fatto l’analisi logico-sintattica cerca le parole sul dizionario; prima i verbi, e poi ricostruisci i nominativi dei sostantivi, ragionando per esclusione.
- Una volta compreso il contesto, cerca il significato più adatto tra quelli proposti dal vocabolario (il contesto si chiarisce via via)
- Se hai difficoltà con una frase, prova a passare a quella successiva e poi a tornare indietro.

N.B:
Ricorda che il verbo è importantissimo perché dalla sua costruzione puoi risalire ai complementi presenti. Esempio: il verbo “dare” può reggere un accusativo (complemento oggetto) e un dativo (complemento di termine), come nella frase “Do tibi librum”.
Tieni presente che alcuni verbi hanno costrutti particolari, ovvero reggono casi diversi da quello che sembrano (ad esempio Peto e Quaero reggono l’accusativo della cosa chiesta e a, ab della persona a cui si chiede). Osserva bene le indicazioni del vocabolario.