LETTERATURA ITALIANA, LETTERATURA MODERNA E CONTEMPORANEA

“Uomini e no” di Elio Vittorini

Più che un romanzo, “Uomini e no” è un insieme di frammenti narrativi che rispecchiano un momento storico concitato, quello della Resistenza a Milano nel 1944. I brevi capitoletti analizzano la situazione da punti di vista diversi, cosicché il lettore si trova spesso catapultato nella realtà di personaggi dai nomi in codice, non descritti direttamente, ma indirettamente presentati dalle loro parole, azioni, gesti, interlocuzioni.

Tra gli eventi violenti perpetrati dai nazisti si verifica una strage di civili, così descritta:

“I morti al largo Augusto non erano cinque soltanto; altri ve n’erano sul marciapiede dirimpetto; e quattro erano sul corso di Porta Vittoria; sette erano nella piazza delle Cinque Giornate, ai piedi del monumento.

Cartelli dicevano dietro ogni fila di morti: Passati per le armi. Non dicevano altro, e tra i morti erano due ragazzi di quindici anni. C’era anche una bambina, c’erano due donne e un vecchio dalla barba bianca. […] Come? Anche quei due ragazzi di quindici anni? Anche la bambina? Ogni cosa? Per questo, appunto, sembrava anzi che comprendesse ogni cosa. Nessuno si stupiva di niente. Nessuno domandava spiegazioni. E nessuno si sbagliava”

Oltre alla dimensione storica ciò che distingue il romanzo è una storia d’amore infelice tra Enne 2 e Berta: storia infelice in quanto lei è già di un altro uomo. Due incontri caratterizzano il procedere della narrazione, nel secondo dei quali sembra che la situazione sentimentale di Berta si sblocchi in favore di Enne 2. Tuttavia ad un certo punto lei decide di tornare da suo marito per spiegargli il suo punto di vista, lasciando Enne 2 solo e deluso. Prima di questa delusione, il partigiano rivolge a Berta bellissime parole:

“Sapevi di essere mia moglie? Non lo sapevi. E invece lo sei”.

“Quando non lo sapevo non lo ero”

“E invece lo eri” […]

“Lo sei sempre stata” egli le disse.

La baciò. E fuori dalle finestre, alte sulle altre case, ancora si vedeva, bianco e celeste negli occhi del cielo, staccato da terra, il ghiaccio delle montagne.

“Non lo sei sempre stata?” disse Enne2. “Lo sei sempre stata”.

“E le montagne?” Berta chiese. “Le hai sempre vedute?”

“Le ho sempre vedute”

“E i morti?”

“Ci sono sempre stati.”

“E gli occhi azzurri?”

“Gli occhi azzurri?”

“Di chi mi hai parlato sempre che aveva gli occhi azzurri? Era tuo padre? Erano nella tua infanzia?”

“Erano tu stessa”

“Io stessa gli occhi di tuo padre?”

“Tu stessa la mia infanzia”

“Io anche la tua infanzia?”

“Tu ogni cosa. Sei stata ogni mia cosa, e lo sei”.

“Lo sono?”

“Sei ogni cosa che è stata e che è”.

“E tua moglie?”

“Mia moglie. Mia nonna e mia moglie. Mia madre e mia moglie. La mia bambina e mia moglie. Le montagne e mia moglie”.

Il bacio di Klimt

In seguito ad una azione contro i fascisti, Enne 2 viene identificato e viene posta una taglia su di lui per chiunque lo denunci. Viene suggerito ad Enne 2 di fuggire, ma l’uomo si trattiene principalmente per attendere il ritorno di Berta.

Commento

La narrazione, decisamente frammentaria e quasi del tutto dialogica, è sicuramente particolare. La vicenda non risulta sempre facile da seguire, ma il romanzo è consigliato per chi abbia predilezione per i testi di natura narrativa o addirittura teatrale. La componente descrittiva è esigua e quella riflessiva è confinata alle pagine scritte in corsivo, che però non sembrano integrarsi particolarmente nella vicenda, ma appaiono commenti di carattere generico.

Chi è appassionato alla storia della Resistenza potrà trovare nel libro un’interessante rappresentazione realista delle figure partigiane e fasciste; ma sicuramente l’aspetto più piacevole risiede nel racconto della storia d’amore epica tra Berta e Enne 2.

LETTERATURA ITALIANA, LETTERATURA MODERNA E CONTEMPORANEA

“Una questione privata” di Beppe Fenoglio: l’amore ai tempi della Resistenza

Il romanzo è opera dello scrittore piemontese Beppe Fenoglio, che inizia a scriverlo nel 1960. La vicenda è ambientata nelle Langhe piemontesi all’epoca della Resistenza, tra il 1944 e il 1945.

Trama

Il protagonista del romanzo è Milton, un giovane universitario ed ex ufficiale. È sensibile e non bello, lo caratterizzano però degli occhi notevoli, “tristi e ironici, duri e ansiosi”. Il narratore ci proietta subito in una dimensione passata, descrivendo i momenti che Milton ha trascorso tempo prima con la ragazza del suo cuore, Fulvia. La situazione presente è molto diversa: Fulvia si è trasferita da Alba a Torino, mentre Milton è partigiano nella squadra del Leo, presso Treiso. Un giorno Milton fa visita alla casa di Fulvia, dove trova la governante, la quale, parlando, rivela qualcosa che colpisce molto il ragazzo, e lo ferisce nel profondo… Infatti pare che Fulvia si intrattenesse in varie serate con il loro comune amico, Giorgio, sia all’interno della casa che all’esterno.

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Milton rimane sconvolto e decide perciò di spostarsi da Treiso per recarsi a trovare Giorgio, anche lui partigiano, presso la squadra di Pascal a Mango. Qui Milton attende l’amico, che si sarebbe dovuto trovare insieme agli altri del suo gruppo e invece pareva essersi attardato da qualche parte mentre tornava da una spedizione. Nell’attesa, Milton ripensa ad alcuni momenti vissuti con Fulvia e con il suo amico.

L’attesa però si fa sempre più lunga e il protagonista sente che qualcosa non va: c’era una nebbia del colore del latte quel giorno, e Giorgio poteva anche essersi perso o essere stato catturato dai fascisti. Con il tempo quest’ultima ipotesi si rivela vera e un contadino che aveva assistito alla scena racconta della cattura. Milton si attiva subito per aiutare l’amico e si reca al gruppo partigiano della Stella rossa per chiedere se avessero fascisti prigionieri, in modo da concretizzare un possibile scambio. Purtroppo la risposta è negativa: l’ultimo catturato era stato già giustiziato.

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Milton decide allora di recarsi al Comitato di Liberazione. Nel tragitto si ferma a mangiare a casa di una anziana signora, con la quale parla della situazione della guerra e che gli racconta qualcosa di sé.

Mentre cammina nottetempo cade nel fango e vede soldati della brigata fascista di San Marco di Canelli. Questi sono a loro volta osservati da uomini della collina, che li scrutano con odio e con la consapevolezza che la fine della guerra non sarà vicinissima. Milton ipotizza che questa fine accadrà a maggio.

In una vigna non lontanissima dalla caserma dei fascisti il protagonista incontra una vecchia, la quale gli porta, su sua richiesta, un sandwich di pane e lardo. A sorpresa, si rivela una preziosa alleata: gli indica infatti che un fascista, un sergente, è solito recarsi una o due volte al giorno, o verso le una, dopo il rancio, o verso le diciotto, presso la casa di una donna del luogo. La casa è quasi dirimpetto alla fine di un bosco di acacie, dove Milton si nasconde in attesa.

Assalito il sergente e minacciatolo con la colt, inizia a camminare spiegandogli il suo piano. Milton non intende ucciderlo, ma vuole scambiarlo ad Alba con il suo amico Giorgio. Il sergente è comunque spaventato, a tal punto che non crede al rapitore e prova a scappare; per questo Milton è costretto ad ucciderlo.

Il narratore introduce un’ellissi e ci conduce a Trezzo dove il protagonista incontra un partigiano di sua conoscenza, Fabio, vicecomandante di un presidio. A lui regala la beretta del fascista e da lui ottiene ospitalità per la notte, e mentre altri partigiani parlano della storia di una maestra fascista, Milton non riesce a dormire e pensa continuamente, non al sergente ucciso però. Ripensa a quanto la custode gli aveva riferito di Giorgio e Fulvia e decide che l’indomani avrebbe voluto vederci più chiaro.

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L’indomani a Canelli per vendicare il sergente ucciso si uccide il giovane Riccio, un quattordicenne che aveva aiutato i partigiani. Nel frattempo Milton è quasi arrivato ad Alba, alla villa di Fulvia. Pensa intensamente al suo amore per lei quando viene sorpreso da uno squadrone di fascisti. Inizia a correre mentre sente intorno a sé il rumore degli spari che fendono l’aria.

Il finale è lasciato in sospeso…

Commento

Il romanzo sembra incompiuto, racconta di una ricerca di risposte mai soddisfatta, forse potrebbe dirsi metafora dell’esistenza intera. Il protagonista è tratteggiato fisicamente e anche caratterialmente, e la sua figura in un certo senso si delinea nello svolgersi dei fatti. Tale svolgimento è rapido e affollato di parole, di azioni e di luoghi.

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Potremmo individuare un doppio binario nel testo: da un lato l’aspetto emotivo e interiore di Milton, dall’altro il suo concreto agire nei luoghi della Resistenza, il suo interloquire con un mosaico di personaggi più o meno rilevanti. Il secondo è chiaramente dettato dal primo, in particolare dall’amore nutrito per Fulvia, che appare davvero il motore propulsore della storia. In effetti l’amore per la ragazza, che si rintraccia nei ricordi di Milton e sembra essersi realizzato in un lontano passato, spinge il protagonista a revocare tutto in dubbio, ad agire, a voler comprendere la verità dalla voce del suo amico, se tale ancora può dirsi. Sembra che tutti i sentimenti siano perciò oggetto di decostruzione, di dubbio e rimangano come sospesi in attesa di un giudizio.

Un altro personaggio del romanzo sono forse i luoghi: i boschi piemontesi, la nebbia, il fango, le vigne. Il narratore li dipinge con dovizia di particolari, particolari assolutamente relati al punto di vista dei personaggi, al loro contatto con l’esterno; emerge con una certa chiarezza l’atmosfera di precarietà, di freddo, di paura di violenza. I dialoghi tra i personaggi rivelano una certa familiarità tra individui e ambienti, e al contempo il senso di rassegnazione per una guerra che costringe a imporre la morte per salvare la propria vita.

Tuttavia pure nel dolore di un evento come la Resistenza, nascosto e al contempo assolutamente pubblico e collettivo, campeggia grandemente “una questione privata”, un amore forse unilaterale, ma capace di porre tutto, anche la vita stessa, su un piano secondario.