STORIA MEDIEVALE

L’invenzione della stampa

Il libro a stampa

La stampa venne introdotta in Germania a metà del 1400; qui, nell’alta valle del Reno, esisteva già una tecnica di riproduzione di brevi testi e immagini basata sull’utilizzo di matrici in legno duro incise a rilievo o a incavo, poi inchiostrate e impresse su carta o pergamena. Questa tecnica si chiama xilografia.

Esempio di Xilografia, Di Emil Eugen Sachse – Zweihundert Bildnisse und Lebensabrisse berühmter deutscher Männer, 3rd ed., Leipzig 1870, editor Ludwig Bechstein (Google Books);already present in first edition (1854) : Google Books, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=47049249

Il limite della xilografia era che gli stampini in legno potevano riprodurre soltanto testi brevi, data la difficoltà a sviluppare lunghe linee di testo continue dovendo incidere i caratteri a rovescio (la destra e la sinistra erano invertite); inoltre il foglio stampato poteva essere utilizzato solo da un lato, a causa della profondità dell’impronta, e ogni matrice poteva contenere un solo testo per cui andava sempre incisa di nuovo per stampare opere diverse. Inoltre le matrici avevano una durata breve perché il supporto di legno andava soggetto a una naturale consunzione. La xilografia si sviluppò in effetti in concomitanza con la lavorazione del legno, mentre la stampa si collega da subito al mondo della lavorazione dei metalli.

L’orefice tedesco Johannes di Gutemberg (1394-1468) inventò una soluzione per produrre in serie i singoli caratteri tipografici; questi caratteri potevano essere combinati insieme su delle forme metalliche per dare origine a sequenze di lettere, righe, pagine e quindi testi pronti per essere inchiostrati e successivamente impressi su carta.

Dal 1450 Gutemberg impiantò un’officina per la stampa libraria a Strasburgo: qui venne stampata in 180 copie la grande Bibbia latina in due volumi, detta anche la Bibbia delle 42 righe, dal numero di linee per ogni pagina. Ben presto l’impresa tipografica fallì e Gutemberg lavorò in altre officine, trasmettendo il proprio sapere ai suoi collaboratori.

Una pagina della Bibbia di Gutemberg
Di Johannes Gutenberg – From a scan at the Ransom Center of the University of Texas at Austin http://www.hrc.utexas.edu/exhibitions/permanent/gutenberg/, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=409361

Il sistema della stampa

Il procedimento di stampa attraversava queste 3 fasi:

  1. Il progetto grafico delle lettere;
  2. L’incisione dei punzoni;
  3. La fusione del carattere.

I grafici riproducevano la scrittura dei codici; queste erano le tipologie di carattere usate in ambito italiano: il gotico (o littera moderna),  il tondo (o littera antiqua, che si ispira all’antica minuscola carolina) e il corsivo.

Definito il carattere, era necessario incidere il contropunzone in acciaio dove veniva trasferito il disegno della lettera; in seguito si riscaldava un punzone, sempre d’acciaio, per ammorbidirlo e renderlo atto a ricevere l’impronta del contropunzone. L’impronta diventa poi la cavità che riceve il metallo fuso, una volta posta nella forma. La forma è lo strumento che ospita le matrici ed è fatta da due parti metalliche coperte di legno in funzione isolante. Si colava una lega di metalli (piombo, stagno, antimonio, bismuto) nella matrice e successivamente si estraeva il carattere, che veniva ulteriormente lavorato. Si facevano moltissime fusioni ogni giorno, circa 3-4000, di varie grandezze e fatture a seconda del disegno dell’alfabeto.

Un punzone (a sinistra) e la matrice da lui prodotta (a destra)
Di Theodore Low De Vinne (1828-1914) (author of the book for copyright purposes; no engravers identified)(Made by combining two illustrations from the book source and digitally cleaned up by uploader) – The Practice of Typography: Modern Methods of Book Composition (1904), New York: The Century Co., p. 16 and 17. Digital scan available at https://archive.org/details/practiceoftypogr1904devi, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=24438612

Data la grande perizia necessaria per la corretta composizione chimica della lega metallica, i più grandi stampatori furono proprio i professionisti del metallo (incisori, fonditori, orafi, argentieri).

I caratteri venivano poi composti sulle pagine collocate sulla forma; l’insieme delle pagine veniva poi posto su un carrello portaforma che veniva inchiostrato e passato sotto il torchio. La disposizione delle pagine nella forma doveva essere stabilita in anticipo in modo da calcolare con esattezza l’ordine che ogni facciata avrebbe assunto una volta piegato il foglio.

In caso di prime stampe era inoltre necessario suddividere il manoscritto in tante porzioni prevedendo la quantità di testo e di caratteri necessari per comporre la pagina tipografica. Il compositore doveva leggere il testo, prendere i caratteri dai cosiddetti “cassettini” e disporre le lettere in ordine inverso a quello naturale, ovvero da destra verso sinistra.

Il piano portaforma veniva collocato su un carrello posizionato su rotaie che si spostavano sotto la pressa, denominata “platina”. Il cosiddetto tiratore azionava la platina e imprimeva il foglio sulla forma inchiostrata. Esisteva anche un battitore che si occupava dell’inchiostrazione delle forme mediante due tamponi di lana o pelo, detti mazzi.

La stampa a caratteri mobili in una xilografia del 1568
Di Jost Amman – Meggs, Philip B. A History of Graphic Design. John Wiley & Sons, Inc. 1998. (p 64), Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=2777036

L’inchiostro era composto da un pigmento scuro ricavato dalla fuliggine, sciolto ad alta temperatura in olio di lino.

La carta doveva essere morbida ed elastica in modo da non lacerarsi e al contempo densa abbastanza da non far trasparire l’inchiostro; essa era il prodotto della lacerazione degli stracci, dalla quale si otteneva una pasta densa che veniva raccolta in un telaio e fatta asciugare singolarmente; al centro del foglio era visibile la filigrana, ovvero il marchio di fabbrica della cartiera di provenienza. Il costo della carta veniva addebitato al cliente che commissionava l’edizione.

Inizialmente gli incunaboli, cioè i testi stampati fino al 1500, avevano le stesse dimensioni dei manoscritti, variabili anche in base al genere del libro; in seguito i formati divennero più piccoli per questioni di costo.

Incipit del Lattanzio impresso nel monastero di Subiaco, il primo incunabolo con data certa (29 ottobre 1465) stampato in Italia
Di Lactantius (text); Arnold Pannartz and Konrad Sweynheim (printers) – http://www.summagallicana.it/lessico/l/Lattanzio.htm, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=12866999

Il formato di un volume a stampa dipende dal numero di piegature di un singolo foglio: maggiore è il numero, minore è il formato del libro. Per individuare il formato si fa spesso riferimento alla posizione della filigrana, che varia in base alle piegature, oppure in base all’orientamento dei filoni e delle vergelle (cioè linee verticali e orizzontali determinate dai fili di rame del telaio usato per produrre la carta).

Si calcola che un’officina tipografica lavorasse 10-12 ore al giorno imprimendo 1250 fogli circa; al momento dell’introduzione della stampa la tiratura media fu di circa 300-500 esemplari, e arrivò a 1000 copie verso la fine del secolo.

FONTE:

AA.VV, Breve storia della scrittura e del libro, Carocci, 2016, pp. 85-100.

STORIA ANTICA

Lo sviluppo economico nelle prime civiltà

1)    LA COMPARSA DELL’UOMO

L’uomo comparve sulla terra ben 2 milioni di anni fa (anche se di recente, in Kenya, sono stati ritrovati resti di esseri umani, fatti risalire ad almeno 20 milioni di anni addietro).

Per i primi 1.900.000 anni, l’uomo utilizzò  solamente grossolani arnesi manuali come: clave, accette, raschietti fatti di legno, pietra o osso.

untitled

2)    L’ECONOMIA E LA NASCITA DELLA CIVILTÀ

Con lo scioglimento degli ultimi ghiacciai continentali, circa 10/12  mila anni fa, si inaugurò un periodo di importanti cambiamenti geografici e climatici. Le innovazioni più importanti furono l’invenzione dell’agricoltura e l’addomesticamento degli animali.

Il significato di questo sviluppo per la storia umana fu qualcosa di straordinario, infatti per la prima volta vennero costruiti insediamenti più o meno permanenti.

La caccia e l’agricoltura rimasero per molto tempo attività complementari, ma man mano che l’agricoltura divenne più efficiente si riduceva l’importanza della caccia.

untitled

Anche la metallurgia è nata in maniera simile; sebbene siano stati ritrovati degli oggetti d’oro e di rame risalenti al VI millennio, la produzione di rame non iniziò prima del V, IV secolo, mentre quella del bronzo avvenne addirittura dopo.

Lo sviluppo di nuove figure professionali, come quella del vasaio, richiedevano qualche forma di scambio o di commercio.

untitled

Infatti sappiamo che le prime forme di commercio erano state praticate sia nel tardo paleolitico che all’inizio del neolitico; purtroppo le scarse informazioni in nostro possesso non ci permettono di individuare chi siano stati gli “attori” di questo commercio. Dopo la nascita delle città stato e degli imperi, il commercio venne affidato a spedizioni organizzate.

L’invenzione dell’agricoltura ha come principale conseguenza la maggiore capacità di determinate regioni di sostenere le rispettive popolazioni. L’agricoltura raggiunse intorno al 4000 a.C. la Valle del Nilo per poi proseguire il suo sviluppo nella Valle dell’Indo, nella Valle del Danubio, nel Mediterraneo occidentale e nella Russia meridionale. Ovviamente a seconda del clima e delle differenze naturali, di queste zone vi furono delle continue innovazioni in campo agricolo.

Prima del 4500 a.C. la Mesopotamia, una “lingua” di terra tra il Tigri e l’Eufrate, era molto meno abitata delle altre regioni del Medio e Vicino Oriente. Quest’area divenne la culla della prima grande civiltà della storia, quella Sumerica. Il principale motivo economico che sta alla base dello sviluppo di questa prima grande civiltà è sicuramente la sua agricoltura altamente produttiva. L’invenzione della scrittura  è il più grande contributo dei Sumeri alle civiltà delle epoche successive. La civiltà Mesopotamica si diffuse dapprima verso Nord o in Akkad, il cui centro principale era Babilonia e successivamente verso le vallate del Tigri e l’Eufrate. Con le loro spedizioni commerciali alla ricerca di materie prime, le città-stato mesopotamiche stimolarono la crescita delle nascenti civiltà dell’Egitto, del Mediterraneo orientale e dell’Anatolia. Grazie all’impulso della società  Mesopotamica l’Egitto, a metà  del terzo millennio, raggiunse un elevato grado di splendore.

untitled.png

3)    LE FONDAMENTA ECONOMICHE DELL’IMPERO

La struttura sociale dei villaggi contadini del neolitico, prima della nascita delle grandi civiltà urbane era semplice e uniforme. Esisteva la proprietà privata ma solo per materiale ornamentale, utensili o armi, ma la terra e il bestiame erano probabilmente di proprietà collettiva; inoltre nessuno in questi villaggi assumeva un ruolo di ”leader” con conseguente trattamento privilegiato.

Nelle prime città Sumeriche, la struttura sociale invece era gerarchica. Il 90% della popolazione viveva in condizioni di schiavitù. La terra apparteneva ad esempio al Tempio ed era amministrata dai rappresentati di Dio, i sacerdoti.

untitled.png

Man mano che le città-stato si sviluppavano l’una vicino all’altra, aumentarono i motivi di conflitto e di conquista sui confini e sul diritto di attingere acqua. Non vi sono solo motivi economici alla base di queste lotte, ben presto i motivi economici  cessarono e subentrarono i desideri di grandezza. Ricordiamo ad esempio Sargon il Grande che portò tutte le città-stato  sumeriche sotto la guida di un’unica amministrazione.

Nonostante la quasi stagnazione tecnologica, i risultati economici degli antichi imperi furono notevoli.

 

FONTE: R. Cameron,L. Neal, Storia economica del mondo, dalla preistoria al XVII secolo, Il Mulino